18/05/09

M.O. - Obama vuole soluzione a 2 stati. Gelo di Netanyahu -punto

Premier Israele non pronunzia mai espressione "stato palestinese"
Washington, 18 mag. (Ap-Apcom) - Barack Obama non ha lasciato
spazio ad alcun dubbio: gli Stati Uniti vogliono che la soluzione
dell'infinito conflitto israelo-palestinese sia a "due stati". Un
messaggio a dir poco inequivocabile, che il presidente americano
avra' ribadito al premier israeliano Benjamin Netanyahu piu' volte,
visto che i giornalisti hanno dovuto aspettare un bel po' prima
che i due facessero finalmente la loro comparsa con una
conferenza stampa congiunta. Il loro incontro, il primo da quando
Obama e' diventato presidente degli Stati Uniti, e' durato infatti
piu' di due ore, e ha avuto per oggetto ovviamente anche le
ambizioni nucleari dell'Iran che preoccupano non poco Israele.
Preoccupazioni che, ha detto Obama, sono "legittime".
Detto questo, se sul conflitto in Medio Oriente Obama ha esposto
il proprio punto di vista, parlando anche della necessita' di
capitalizzare sulla "opportunita' storica" di avviare trattative
per un processo di pace, le parole della controparte sono state
sicuramente meno chiare. Innanzitutto, il premier israeliano non
ha parlato di stato palestinese, limitandosi a dire che "Israele
non vuole governare i palestinesi". Dunque, a fronte di un Obama
che ha promosso la soluzione a due stati, l'espressione "stato
palestinese" non e' uscita affatto dalla bocca di Netanyahu. Che
ha anzi tenuto a precisare che "i palestinesi devono riconoscere
Israele come stato ebraico" e che, se la sicurezza di Israele
verra' garantita, allora "credo che potremo individuare un quadro
nel quale palestinesi e israeliani vivano a fianco a fianco in
dignita', sicurezza e pace".
Il premier ha accolto si' l'appello di Obama sulla necessita' di
sfruttare l'opportunita' storica di un processo di pace in senso
affermativo, visto che ha detto addirittura che Israele "vuole
iniziare immediatamente le trattative per la pace". Ma, in quanto
al come, e in quanto alla creazione di uno stato per i
palestinesi, Netanyahu non ha detto nulla. Pronta di conseguenza
la reazione dell'Autorita' nazionale palestinese che, dopo aver
definito "incoraggianti" le parole di Obama, ha affermato che le
dichiarazioni di Netanyahu sono state invece "deludenti". E non
ha nascosto la propria delusione neanche Nail Abu Redden,
assistente del presidente palestinese Abu Mazen, che ha
sottolineato che Netanyahu "non ha fatto alcun riferimento
all'impegno (di Israele) verso una soluzione a due stati, e a
questo punto abbiamo bisogno che l'America agisca contro questo
tipo di politica".
La situazione forse sara' meno confusa per i palestinesi il
prossimo 28 giugno, quando Abu Mazen visitera' la Casa Bianca.
Simile anche la dichiarazione di Saeb Erekat, top negoziatore
palestinese: "Netanyahu non e' riuscito a proferire la frase
soluzione a due stati, ne' ha firmato accordi o si e' impegnato a
fermare l'ampliamento degli insediamenti. Ha detto che desidera
che siano i palestinesi a governare loro stessi. Ma la domanda e':
come posso governarmi da solo se le vostre occupazioni continuano
ovunque, in Cisgiordania e a Gaza, e come posso governare me
stesso sotto il vostro muro, i vostri posti di blocco e i vostri
insediamenti?".
A tal proposito, se Netanyahu e' stato piuttosto vago, Obama non
ha esitato a mettere i puntini sulle "i". Fermo restando che la
"sicurezza di Israele e' una questione essenziale", il presidente
americano ha detto infatti che e' necessario che Israele accetti
di fermare "la crescita degli insediamenti in Cisgiordania".
Un'altra questione su cui Obama ha posto l'accento e' stata
quella delle "questioni umanitarie di Gaza", che "devono essere
affrontate". Insomma, ha avvertito Obama, Israele "dovra' prendere
alcune decisioni difficili". In tutto questo, ha rassicurato,
gli Stati Uniti saranno "un forte partner" nel processo di pace.
In questo incontro cruciale la questione dell'Iran non poteva
essere pero' lasciata in disparte. Ma anche qui le differenze non
sono mancate. Il presidente Obama ha mostrato in questo caso sia
la carota che il bastone, ricordando che le "trattative con il
paese non andranno avanti per sempre". Insomma, fermo restando
che "e' molto importante dare un'opportunita' ai canali
diplomatici", e' anche vero che "dobbiamo accertarci che ci sia
una chiara scadenza per l'Iran". E la scadenza esiste gia', visto
che il presidente ha dichiarato che desidera avere una risposta
positiva dall'Iran, riguardo alle ambizioni nucleari, entro la
fine dell'anno. Obama ha aggiunto di "credere che sia anche
nell'interesse dell'Iran non sviluppare il nucleare". Detto
questo, Obama ha affermato anche di non escludere l'adozione di
"alcune manovre" nei confronti dell'Iran, tra cui l'imposizione
di sanzioni. Israele, ha detto dal canto suo Netanyahu, si
riserva comunque il diritto di difendersi contro l'Iran.
Netanyahu ha affermato inoltre che sia gli Stati Uniti che
Israele "hanno gli stessi obiettivi" e "fanno fronte alle stesse
minacce". Ma appunto la parola 'magica', ovvero quella di stato
palestinese, non e' stata mai proferita. Questo, quando lo stesso
portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs ha precisato piu' tardi
che "l'unico modo di avere la pace e' una soluzione a due stati".

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